Alberto Savinio (pseudonimo di Andrea Francesco Alberto de Chirico; 1891 - 5 maggio 1952): Les chants de la mi-mort, suite per pianoforte (1914). Fausto Bongelli. Qui una interessante pagina web su Alberto Savinio.
musica e pittura sullo stesso piano astratto, si può conciliare ogni espressione conservando una linea continua emotiva; forse poco compreso dai più ma entrambi i fratelli De Chirico non hanno avuto la pretesa di essere facili e popolari nel loro tempo, per fortuna. bella proposta Claudio
Confesso che Savinio mi ha sempre deluso, sia come pittore che come narratore. Mi sembra che in lui vi siano sprazzi di genlalità che annegano nel gusto dello sberleffo. Avevo letto anni fa La casa ispirata, che avevo trovato stranamente irritante. Mi spiace, perché ho sempre apprezzato il grottesco in tutte le sue forme, ma Savinio mi fa pensare a un artista dispersivo, che mastica e rimastica gli elementi più disparati, senza giungere a una conclusione e senza realizzare strutture coerenti, in grado di suscitare emozioni. Probabilmente questo non era il suo obiettivo ed è un peccato, almeno per il fruitore, che non riesce a porsi in un piano comunicativo che consenta un colloquio con la sua personalità poliedrica, ma sfuggente.
musica e pittura sullo stesso piano astratto, si può conciliare ogni espressione conservando una linea continua emotiva; forse poco compreso dai più ma entrambi i fratelli De Chirico non hanno avuto la pretesa di essere facili e popolari nel loro tempo, per fortuna. bella proposta Claudio
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Grazie, Daniela; lieto che tu abbia gradito 🙂
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beh… io non dico niente, che è mejo…
Tanto tu sai!
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D’accordo, ma comunque è interessante 🙂
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…
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Confesso che Savinio mi ha sempre deluso, sia come pittore che come narratore. Mi sembra che in lui vi siano sprazzi di genlalità che annegano nel gusto dello sberleffo. Avevo letto anni fa La casa ispirata, che avevo trovato stranamente irritante. Mi spiace, perché ho sempre apprezzato il grottesco in tutte le sue forme, ma Savinio mi fa pensare a un artista dispersivo, che mastica e rimastica gli elementi più disparati, senza giungere a una conclusione e senza realizzare strutture coerenti, in grado di suscitare emozioni. Probabilmente questo non era il suo obiettivo ed è un peccato, almeno per il fruitore, che non riesce a porsi in un piano comunicativo che consenta un colloquio con la sua personalità poliedrica, ma sfuggente.
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