Claudio Monteverdi (1567 - 1643): Lamento della Ninfa, da Madrigali guerrieri et amorosi (VIII Libro di madrigali, 1638, n. 22), su testo di Ottavio Rinuccini. Emma Kirkby, soprano; Paul Agnew e Andrew King, tenori; Alan Ewing, basso; The Consort of Musicke, dir. Anthony Rooley.
Lo stesso testo messo in musica da Antonio Brunelli, ma Monteverdi ne dà un’interpretazione completamente diversa.
Non havea Febo ancora
recato al mondo il dì,
che del suo albergo fuora
una donzella uscì.
Miserella, ah più no, no,
tanto gel soffrir non può.
Sul pallidetto volto
scorgeasi il suo dolor,
spesso gli venia sciolto
un gran sospir dal cor.
Si calpestando i fiori
errava hor qua, hor là,
e i suoi perduti amori
così piangendo va.
Amor, dicea, e il pie’
mirando il ciel fermò,
dove, dov’ è la fe’
che ‘l traditor giurò?
Se il ciglio ha più sereno
colei che ‘l mio non è,
già non gli alberga in seno
amor si nobil fè.
Fa’ ch’ei ritorni mio
Amor com’ei pur fu,
o tu m’ancidi, ch’io
non mi tormenti più.
Né mai più dolci baci
da quella bocca havrà,
né più soavi, ah taci,
taci, che troppo il sa.
Poiché di lui mi struggo,
dove stima non fa,
che sì, che sì ch’io ‘l fuggo
ch’ancor mi pregherà?
Sì tra sdegnosi pianti
sfogava il suo dolor;
sì dei gentili amanti
misto è col gelo amor.